L’origine dei tortelli ha radici assai lontane: secondo quanto riportato dal Berti, famoso cuoco mantovano, fu Libissa, contadina Lombarda, ad inventare i “raffioli,avviluppati in pasta di sfogliata e detti dai Lombardi malfatti” ben otto secoli fa.
La parola “tortei” pero, sempre secondo i Berti, appare per la prima volta nelle cronache gastronomiche delta Corte Mantovana intorno al 1500, e sono chiamati, “fiori ripieni di ogni ben di Dio”.
Non è difficile pensare che, essendo la nostra un’economia rurale, anche la cucina si servisse degli elementi a disposizione nell’orto o nei campi, a seconda delle stagioni.
Le “risidure” (donne che controllavano la gestione della casa), quindi, abituate a fare col poco che avevano, si industriavano a creare nuovi piatti,
poveri negli elementi base ma di grande effetto per l’occhio ed il palato.
Accanto quindi ai famosi tortelli di zucca, immancabili sulle tavole mantovane la vigilia di Natale, si svilupparono altre cucine, diremmo cosi autarchiche che, utilizzando gli elementi di base quali la sfoglia tirata con la canela , le uova, il pane, il grana, la noce moscata, avevano delle varianti nell’uso del tipo di verdure.
E’ sicuramente il caso di Castel Goffredo e dei suoi tortelli amari cosiddetti per la presenza, net ripieno, di un erba comunemente chiamata amara o Erba di S. Pietro.
Non ci risulta che esista una letteratura al riguardo, le nostre massaie piu’ anziane ricordano che in casa loro i tortelli amari si sono sempre fatti.
Solo alcune donne del paese conoscono la ricetta originale, quella che riportiamo e’ la versione pubblicamente conosciuta.
La mantengono gelosamente segreta tramandandola di madre in figlia, garantendo e riservando l’originale produzione solo per i famigliari ed amici, o per l’annuale festa del tortello.
Se è vero che Castel Goffredo è sinonimo di calze, possiamo tranquillamente dire che lo è anche dei tortelli amari, benché al di fuori del nostro territorio pochi conoscono queste specialità.
Non ci risulta infatti che net mantovano, tranne che nel nostro comune o in quelli confinanti, nessuno confeziona tortelli amari, e noi stessi non capiamo come questa usanza non abbia superato i confini ristretti del nostro paese, vista la bontà, la delicatezza e la leggerezza di detti tortelli.
Ancora oggi, negli orti e nei giardini castellani si coltiva il “Crisantemum Balsamita”, l’erba amara, appunto, dal sapore leggermente amarognolo e dal profumo intenso che, in modica quantità, viene usata oltre che per i tortelli amari, per profumate tagliatelle e saporite frittate.